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mercoledì 12 febbraio 2020

Il perfezionismo.



https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/15290824.2019.1709194

"Questo studio fornisce la prima indagine approfondita su come il perfezionismo viene vissuto nella danza di alto livello. Settantasette studenti ( età M = 15,52, DS  = 2,30) hanno completato un questionario sul perfezionismo. Successivamente, i ballerini con i livelli più alti e più bassi di sforzi perfezionistici (PS) e preoccupazioni perfezionistiche (PC) sono stati reclutati per un colloquio (N = 8), come rappresentanti dei quattro sottotipi di perfezionismo nel modello 2 × 2. Sono emersi profili distinti per i quattro quadranti del modello 2 × 2 in relazione a quattro temi chiave: autoregolazione, obiettivi di realizzazione, opinioni sugli errori e ruolo degli altriI ballerini con alto PS hanno mostrato i più alti livelli di autoregolazione, mentre i ballerini con PC basso apparivano più orientati alle attività. Ballerini con PC alto hanno riferito di avere opinioni meno favorevoli sugli errori e hanno posto maggiormente l'accento sulle opinioni degli altri. È importante sottolineare che PS sembrava essere utile e doloroso. I risultati sono discussi in relazione alla teoria mescolata a raccomandazioni pratiche."

Il perfezionismo, non patologico,  tende a spingere spirito e corpo verso l'eccellenza in una determinata scelta di vita. Un'eccellenza considerata aspirazione totale, che condurrà al raggiungimento del proprio obbiettivo, scavalcando senza timore, gli ostacoli che si frappongono nel percorso.
Come dicevo sopra è una "forza" e, alla stregua di forza fisica, fornisce energia utile per elevare al massimo grado le proprie prestazioni.
Così il ballerino dovrebbe tendere al perfezionismo sano, accettando i propri limiti, ma lavorando intensamente per potenziare gli anelli deboli e perfezionare gli anelli forti della tecnica e della esecuzione coreografica, questa visione di obbiettivi conduce alla trasformazione dell'abilità e al rafforzamento della motivazione.
Chi si dedica all'apprendimento potrebbe trovarsi in una sorta di dilemma:
1) considerare l'apprendimento come mezzo per elevare il proprio sé, non arrendendosi dinanzi alle difficoltà ma provando e riprovando. Gli errori fanno parte del percorso di apprendimento e le abilità, grazie alla forte motivazione,  saranno acquisite.
2) considerare l'apprendimento per dimostrare la propria bravura, la non incapacità esecutiva. Un eventuale insuccesso però viene commisurato rispetto agli altri, da qui la facilità allo scoraggiamento, e la scarsa abilità, diviene un  motivo di avvilimento.
Che fare dunque? Consiglio un sano perfezionismo, di lavorare sodo e di percorrere la via della ricerca di sé attraverso la crescita parallela delle proprie abilità, considerando gli errori come una relazione pur sempre positiva tra il l'essere in movimento presente e l'essere in movimento futuro, comprendendo con fiducia, che questa "discrepanza" è solamente temporale, cioè necessiterà di tempo per perfezionarsi.

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